Cajon del Maipo, a 50 chilometri da Santiago del Cile, è un canyon selvaggio della Cordigliera delle Ande, affacciato sul letto dell’omonimo fiume. Dal punto di vista paesaggistico niente a che vedere con la più dolce e turistica Valle del Maipo, famosa per il trekking e il vino cileno. Tra le asperità del Cajon, Aes Gener, la società di produzione e distribuzione dell’energia elettrica del Cile, sta disponendo la realizzazione di due centrali idroelettriche, che complessivamente raggiungeranno la potenza di 531 MW, di cui faranno parte tre pozzi verticali: i due di Las Lajas (da 160 m di altezza cadauno, tubi in S690 QL diametro 3700 mm) ed Alfalfal, alto quasi 600 metri (450 m di condotta esposta in S 690 QL diametro 2400 mm con spessore fino a 57 mm), uno dei più profondi a livello mondiale nel campo dell’idroelettrico.
Un’opera colossale che ha richiesto l’esperienza e le competenze di ATB Riva Calzoni, scelta da Strabag, general contractor austriaco, per la fabbricazione delle condotte forzate. Lo scorso maggio è stata costituita una subsidiary, ATB Cile, che seguirà i lavori, assumerà personale locale e si occuperà degli aspetti logistici. I tubi, in acciaio grado S690QL – un acciaio ad alta resistenza e ad alta probabilità di criccatura a freddo -, sono in produzione e una volta ultimati verranno imbarcati verso porto Valparaiso, poco distante da Santiago, e poi, trasportati da ATB Cile su gomma, attraverseranno il Paese. L’intervento è stato suddiviso in lotti: il consorzio Hochtief Nuevo Maipo, composto da Cmc e dalla tedesca Hochtief, sta costruendo le gallerie di conduzione a monte, le opere civili e sotterranee nella valle dei fiumi Yeso e Volcan; Strabag sta provvedendo autonomamente al secondo lotto che comprende i pozzi verticali, la casa macchina dove alloggeranno le turbine, fornite da Voith, contrattista terzo.
In agosto ATB Cile inizierà la mobilitazione delle apparecchiature, uscite dagli stabilimenti a luglio. Il cantiere, che resterà sempre attivo, sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro, coinvolgerà oltre 220 persone (almeno per il 15% gente del posto, come previsto dai contratti) con differenti professionalità: ingegneri, esperti in risorse umane, contabili, avvocati, personale di sicurezza, montatori, saldatori, autisti, addetti ai controlli non distruttivi. Il termine di chiusura dei cantieri è previsto per settembre 2018. Ma la vera sfida da vincere sta tutta nell’ingegneria di montaggio dei pozzi: questi grandi tubi, infatti, verranno calati nei cunicoli verticali e grazie a un sistema di ascensori il personale ATB Cile potrà lavorare alla saldatura in totale sicurezza.
“L’ingegneria è stata abbastanza impegnativa: la complessità è dovuta alle condizioni geologiche dei tunnel e della roccia che il nostro cliente ha incontrato durante gli scavi – spiega Davide Delpero, ingegnere di ATB Riva Calzoni e responsabile del progetto -. Le difficoltà nella parte di opere civili ci hanno costretto a variare il layout delle condotte. Significava fermarsi ogni volta per capire quale altra strada imboccare”. A complicare le cose in fase esecutiva saranno le condizioni climatiche in qui ci si troverà ad operare. “Il campo è a 1890 metri sul livello del mare, quindi dovremo fare i conti anche con gli umori delle stagioni – continua Delpero -: molto caldo d’estate e temperature molto rigide d’inverno”. Una volta in funzione le due centrali Alto Maipo saranno in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di Cile e Perù.